A tavola con Dio
di Gianni Di Santo
Gianni Di Santo se ne va per tavole apparecchiate da comunità fraterne, pietanze coltivate a ritmo di preghiere, canti. Narra di cibo scodellato con più garbo e rispetto, che ha qualcosa da portare all’ascolto oltre che alla bocca. C’è regola e misura nella produzione di questo cibo narrato, gustato non solo per saziarsi ma per migliorarsi.
Siamo ciò che mangiamo? No, siamo più complessi di così. Siamo quello che riusciamo a trattenere e tramandare di una storia, di un cibo, di un’esperienza di assenti che ci hanno preceduto. A tavola siamo il seguito di una civiltà ebraica che aveva un solo verbo per nominare il culto della divinità e il lavoro dei campi. Il verbo “avàd” teneva insieme il cielo e la terra. Così fa ancora il cibo, quando ce ne accorgiamo.
Erri De Luca
Viaggio nella memoria, quando (una volta) l’odore della cucina ci accompagnava per il resto della giornata, ma anche viaggio antropologico all’interno del senso vero della parola “cibo”, scoprendo che cielo e terra, in questi casi, sono meno distanti di quello che si vorrebbe far credere. Così, sfruttando l’antica sapienza dei monaci e delle loro regole che, evidentemente, non comprendevano solo l’ora et labora di benedettina memoria, queste pagine laiche e leggere disegnano una pratica della convivialità e della speranza, sapendo che cucinare bene significa dire in anticipo “ti voglio bene”. Dialoghi, storie, volti, pause, incontri (Enzo Bianchi, Giancarlo Bruni, Paolo Rumiz, Pedrag Matvejevic, Rubem Alves, Carlo Petrini) ci offrono una profonda e umanissima orazione cristiana che parte dal pane e dal vino. Ma che ha nel piatto e nel bicchiere l’immancabile sogno di un Dio che sorride.